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L'ultimo Sapiens
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Pacchioni, Gianfranco

L'ultimo Sapiens

Bologna : Il mulino, 2019, stampa 2018

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“L’ultimo sapiens. Viaggio al termine della nostra specie” è l'ultimo saggio di divulgazione scientifica di Gianfranco Pacchioni, con prefazione di Dietelmo Pievani. Specialista della teoria dell’evoluzione, illustra, con una chiara e sintetica panoramica, lo sviluppo dell’uomo, iniziato sin dalla sua prima apparizione sulla terra, aspetto che verrà menzionato più di una volta nel corso delle tesi trattate.
Entrando nel merito della questione, nelle varie tesi che si espongono, attraverso brevi tappe, rappresentate da 8 capitoli, si evidenzia come il mondo e le attività dell’uomo tendano a svilupparsi in modo esponenziale. Il genere umano, nel giro di pochi secoli e in particolare negli ultimi due, è riuscito a raggiungere traguardi tanto rivoluzionari quanto inimmaginabili, considerati sino a poco tempo prima con una certa diffidenza, ritenendoli teorie degne solo di un racconto fantascientifico. L’autore, attraverso molteplici esempi, ci fa capire che il confine tra la fantascienza di ieri e la realtà di oggi si assottiglia progressivamente.
Il discorso risulta essere fluido e compatto. Materie come l’informatica e la biologia, apparentemente differenti, sono in realtà strettamente correlate tra loro. Il cervello umano, sede della ragione e dell’intelletto, è la migliore macchina mai esistita: nessun computer o tecnologia per adesso può, neanche lontanamente, eguagliarla. Il nostro cervello è una macchina il cui funzionamento segue dei precisi e complessi programmi, codificati con un linguaggio criptico a noi ancora sconosciuto. Capire come questo organo comunichi al suo interno e rendere comprensibile tale linguaggio per il momento è fantascienza, ma vista la rapidità con cui l’uomo si sta evolvendo, tra non molto tali traguardi probabilmente diverranno realtà.
L’autore è stato abile nell’unire le proprie argomentazioni in un unico grande discorso presentando alcune delle parti più importanti di alcune opere scritte da Primo Levi, come le raccolte di brevi racconti fantascientifici intitolate “Storie naturali” e “Vizio di forma”, pubblicate rispettivamente nel 1966 e 1977. Descrive così dettagliatamente una serie di punti più importanti dello sviluppo della scienza, della tecnologia e dell’informatica, offrendo allo stesso tempo un indiretto elogio al chimico torinese. Questo particolare criterio utilizzato ci permette di vedere Levi sotto una luce diversa: un autore capace di spaziare dalla realtà storica, e a tratti tragica, a temi di carattere distopico e profetico servendosi del suo sapere scientifico.
Si denota un’atmosfera inquietante e provocante; è un libro che rende consapevoli i lettori degli obiettivi che il genere umano ha completato e quelli che i “futuri sapiens” vogliono e possono raggiungere, elencando loro gli aspetti positivi che questi propositi possono portare e metterli in guardia su quelli negativi, di cui ogni individuo dovrà rendersi responsabile, ritornando così all’umanistica concezione di “homo faber”, uomo artefice del proprio destino.
Giulia Sorrentino, 4DA, Liceo Vailati, as 2020-21

L’Ultimo Sapiens, scritto da Gianfranco Pacchioni, è un viaggio che riassume l’evoluzione dell’uomo dalla sua comparsa sulla Terra alle cause che lo porterebbero al termine della sua esistenza.
L’uomo, soprattutto nell'ultimo secolo, ha condotto nuove scoperte che hanno sconvolto il suo modo di vivere: il saggio analizza le principali scoperte mettendo in luce quanto si potrebbe fare ma anche i possibili eventi negativi che queste porterebbero provocare.
L’autore vuole far quindi riflettere i lettori su come tutte queste scoperte portano sicuramente a un miglioramento della vita ma dal punto di vista etico potrebbero diventare responsabili di grandi problemi. È così che, quando riflette sulla clonazione, afferma che se da un lato questa garantirebbe una generazione di umani perfetti dall’altro verebbe a perdere significato il termine biodiversità.
Una particolarità di questo saggio è il collegamento di ogni scoperta a una storia di Primo Levi; infatti Primo Levi, nella sua raccolta di storie “Sulla Natura“ riesce con incredibile precisione a prevedere le invenzioni che avrebbero caratterizzato il XX e il XXI secolo: uno dei protagonisti di questa raccolta è Simpson, che lavora alla NATCA, un’azienda che inventa nuove macchine, e il suo compito è testarle. Primo Levi, oltre a prevedere queste invenzioni già ne fa una critica. Un esempio è il racconto sulla quiescenza che è uno strumento che fa vivere situazioni particolari, provocando sensazioni pressoché reali: il protagonista è sempre Simpson che, giunto ormai alla pensione, testa questa nuova macchina ma, dopo aver provato una serie di “situazioni” ne diventa dipendente, passando così i suoi ultimi giorni della sua vita a provare sensazioni mai provate realmente.
Il saggio si conclude con uno sguardo futuro sull’umanità distinta in due tipi: il Tecno-sapiens, che è la versione dell'uomo con tutte le modifiche che lo sviluppo gli concederà ma così diversa da quella del genere sapiens che si potrebbe quasi dire che non umana, e il Vetro-sapiens, umano non al passo con la tecnologia, tanto da essere ritenuto inutile per la società, destinato a vivere in zone non sviluppate. Il dilemma è posto dall’autore nel momento in cui si chiede quale dei due rami dell’uomo dominerà: i primi saranno tecnologicamente avanzati, tanto da invecchiare così tardi che non avranno bisogno di figli che li aiutino in vecchiaia, ma saranno demograficamente inferiori ai secondi che invece fonderanno la loro società sulla famiglia. Di certo quindi, chiunque dei due prevarrà, sarà destinato a una società completamente diversa da quella a cui ora siamo abituati.
Antonio Mittiga, 3D, Liceo Vailati, as 2020-21

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