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L'ultimo orizzonte
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Balbi, Amedeo

L'ultimo orizzonte

[Torino] : UTET, 2019

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Chi non ha mai provato una certa attitudine per il complesso? In un qualcosa cioè che sembrerebbe essere al di fuori della nostra capacità di comprensione? Possiamo chiamarla ostinazione, determinazione e magari anche necessità di dover conoscere. Un qualcosa che definisca un orizzonte alla nostra conoscenza. Un punto di arrivo memorabile e permanente.
Amedeo Balbi questo intendeva per “orizzonte dell’universo”, un limite che vorremmo come momentaneamente invalicabile, ma che, come tale, è intrinseco di misteri che modificheranno per sempre la nostra vista dell’universo.
Il libro si presenta in maniera avvincente: l’autore dapprima ci guida in un’analisi sulle certezze dell’universo per poi, alla fine, lasciarci più dubbiosi di prima. Ci conduce alla definizione di un universo apparentemente contenuto all’interno di una base empirica e le motivazioni che spinsero i più grandi astrologi a buttarsi in questo viaggio senza fine.
Ci mostrano i capisaldi, gli sbagli compiuti, le teorie confutate e poi abbandonate, presentate come un percorso logico in cui siamo pienamente coinvolti, raccontandocelo come un viaggio la cui bussola sembrerebbe portarci su una strada sicura ma, avventurarsi in un universo senza orizzonte statico, senza meta certa, ci induce a procedere cauti.
Parte delle nostre equazioni potrebbero perdere senso: la speranza in una risoluzione algebrica ci ammalia, ma spesso anche questa ci inganna e ci lascia in sospeso tra risultati discordanti con il resto che ci circonda.
La nostra soddisfazione di vedere qualcosa esattamente come ce lo aspetteremmo svanisce, impedendoci di arrivare alla risposta di una domanda esistenziale: chi siamo noi?
Gli scienziati non hanno molte certezze: la loro fisica si basa sul sudore della logica, sulla potenza delle menti e anche delle macchine. Balbi ci fa quindi presente che sono esistite menti molto più brillanti delle nostre e che il cervello umano non si è evoluto per poter comprendere l’universo: questo uscirebbe dalla naturale concezione dell’evoluzione biologica dell’uomo e si rivelerebbe un madornale errore di antropocentrismo ma ad oggi abbiamo dei potentissimi mezzi. Le Tecnologie.
Allora sarebbe più che legittimo dire che la verità è figlia del tempo, dell’evoluzione e del progresso, ma come i nostri antenati, la comprensione dell’universo è un percorso molto lungo che, purtroppo, finirà per consumare le nostre vite lasciando il posto ai nostri posteri.
Anche noi assieme all’autore abbiamo provato l’invidia verso le generazioni future che vedranno un universo diverso dal nostro, probabilmente avranno più certezze di quelle che abbiamo noi e c’è la spaventosa possibilità che rideranno sopra le nostre teorie per quanto errate. Ma chi lo dice che l’universo in un futuro non sarà ancora più imperscrutabile?
Quella che a noi sembrerebbe una copertina confusionaria potrebbe essere la Mappa grezza della nostra esperienza, ricca di formule bellissime mostrandoci quanto in realtà il caos luccichi di meraviglia. Dobbiamo diventare artisti della nostra matematica e trovare una forza risolutrice ma dobbiamo non arrenderci, anche quando le nostre certezze potrebbero sgretolarsi di fronte ai nostri occhi, opporci ad accettare un modello convenzionale di realtà inconfutabile.
È qui che ci lascia Amedeo Balbi, nel vuoto, e ci dà il compito di andare avanti, anche quando il buio ci frena. E ci spinge fare dell’esperienza la nostra Mappa della realtà.
Alessandra Nutile, 4DA, Liceo Vailati, as 2020-21

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